il topobambino arranca sulle fasce, cammina e non vuole essere preso in braccio
vuole arrivare lassù, nella fascia più alta, dove sente il rumore della motosega
mi dà la manina ma niente di più, nessun altro aiuto
ad ogni passo fa un piccolo suono di fatica, come a scandirsi la marcia
come a darsi il ritmo
come ad accumulare le forze per il nuovo passo
sulla salita che è ripida
e sterrata.
un piccolo passo ancora, ancora uno
stringe gli occhietti come quando imita il coniglio
mancano ancora due fasce ma c’è un po’ di piano adesso
il topobambino fa un passo lungo e si ferma
si prende un bel respiro profondo
mi lascia la mano
solleva la testa, mi guarda, si apre in un sorriso a denti aperti
e si fa un applauso, un bell’applauso ridendo
poi guarda avanti, mi ridà la manina
e ripartiamo
mancano ancora due fasce.
E io scopro che ci sono cose che non si finisce di imparare
che l’uomo ha innata l’autostima ad esempio, o l’istinto ad accrescerla.
e che ad ogni traguardo ci si arriva con costanza, fatica anche, ma credendoci, trovando la forza dentro di noi ma appoggiandosi anche, se ci si fida.
e che sorridere male non fa.