cantare

Figlia, una dedica e la commozione

 

Ho portato a casa il dvd di Camper, il  concerto di Vecchioni.
Mi sembra in effetti siano passati mille anni da quel concerto; Anna guarda e dice: “ma è Vecchioni? Io quasi non lo riconosco”.
E in effetti era giovane; ero una ragazza io, quando siamo andati a vederlo.
Lo guardiamo e cantiamo, tutti e tre simulando di essere su un palco: i bambini con un microfono vero e un tritapepe, io con un porta stuzzicadenti 😀

Poi arriva Figlia.
Anna dice: “Non la conosco!”
E io:”passami il microfono allora, te la canto e te la dedico”.

Così la canto. Lei sta lì in piedi e mi guarda. La canto per lei, come la sentivo mia quando l’ascoltavo da bambina e da ragazza; come mi sentivo figlia, quando l’ascoltavamo noi in casa, in macchina, in camper.
Era la mia canzone; un padre che canta a una figlia.

La canto tutta, fino alla fine; lei sta a guardarmi, vedo che ogni tanto le trema un angolo della bocca.
Lo conosco quel tremito.
Canto, fino in fondo.
“ho un fiore / qui dentro il pugno”

Poso il microfono.
Anna mi corre addosso e comincia a piangere.
– perché piangi Anna?
– Non lo so
– Cosa ti fa piangere?
– Non lo so

Piange; cerchiamo di distrarla cantando insieme Il grande sogno e Samarcanda.

Poi, quando tutto è finito, viene da me:
– Mamma, forse lo so perché piangevo. Io credo di essermi commossa.
– Beh, è una bella cosa commuoversi; significa avere sentimenti e un cuore che ascolta. Anche Marco si commuove, avete due cuori che sanno sentire.
Ed è bello, fa un po’ male a volte, ma è bello ♡

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