La Sicilia è alle nostre spalle, la vacanza è finita e ci portiamo dentro principalmente una cosa: la voglia di tornare sull’isola, di vedere quello che non abbiamo visto, di rivedere quello che ci portiamo negli occhi.
La Sicilia è una terra a sé: forse aveva ragione Goethe quando scriveva che per conoscere davvero l’Italia non si può prescindere dalla Sicilia. E’ una terra piena di tutto.
E con tutto intendo anche le contraddizioni che si porta dentro.
La Sicilia è terra di paesaggi meravigliosi, spettacoli naturali che tolgono il fiato; l’Etna, la striscia di sabbia di Tindari, le spiagge del sud, le scogliere, la natura.
E’ terra di storia che respiri ad ogni angolo: i templi e i teatri greci, le città, da Siracusa che è tutto a Selinunte, da Segesta ad Agrigento.
E’ terra di mare, di acque cristalline, splendidi fondali, isole intorno all’isola.
Ed è terra di Siciliani, di un modo di essere e di vivere che ci è entrato nel cuore e ha scacciato tutti quegli stereotipi che ci eravamo inevitabilmente costruiti.
Su questo soprattutto vale la pena riflettere; la Sicilia è gente di cuore, con tanta voglia di parlare e raccontare senza essere mai invadente.
La Sicilia è gente colta anche quando ti trovi in paesini sperduti e tutto ti sembra fermo, lontano dallo scorrere del tempo “normale”; è come se avessero sempre vivo nel DNA la storia che è passata di qua e ha fatto dell’isola quella che è oggi.
La Sicilia è l’abbraccio ideale della gente che incontri, che ti augura buon viaggio dal cuore e ha insegnato ai bambini che “buon proseguimento”, “mi raccomando fate buon viaggio” sono auguri veri, sinceri, forti e non frasi fatte.
Perché se farai buon viaggio amerai questa Sicilia e la respirerai e ti farai conquistare.
E questo forse è il più bel regalo che ti fanno e che tu puoi fare loro.
Poi possiamo parlare del cibo ottimo, delle meraviglie per gli occhi.
Ma non sarebbe lo stesso senza il vecchio netino che, alzando gli occhi dal libro di Remarque che sta leggendo, ci racconta la nostalgia di una Noto viva. Non sarebbe lo stesso senza l’accoglienza del ristorante di Porto Empedocle, senza i consigli sulla spiaggia di Punta Secca, senza il benzinaio che ci regala le ciliegie o quello che ci racconta di quando la sera l’Etna ogni tanto si mette a far fuochi d’artificio.
E tu ti abitui e non ti abitui mai.
Tornare sull’isola è quello che ci portiamo dentro.
E torneremo.
consiglio di lettura:
Roberto Alajmo, l’arte di annacarsi
i vostri viaggi non sono mai banali e raccontati, anche in poche righe, fanno venire la voglia di seguire le tracce..
number one!
tanto per restare in tema, ieri un collega siciliano ha portato gli arancini in ufficio. roba che manco io… 😀