Benni è nato nelle mie mani, primo di sei fratellini.
Sgusciato fuori dalla Nike che lo guardava perplessa e stranita è scivolato proprio nelle mie mani, sporco e avvolto nella placenta.
La Nike lo guardava e non osava toccarlo. Come non avesse capito cosa stesse succedendo e senza alcun istinto materno per quel cucciolo che tanto assomigliava a un topino.
La veterinaria era al telefono e diceva di tagliare la placenta se la mamma non si fosse messa a leccarlo: così l’ho tagliata delicatamente, con la mano che tremava per la paura di sbagliare e per il timore che fosse già morto perché era immobile come un pupazzo.
Avevo appena inciso la placenta che lui, Benni, ha cominciato a muovere le zampine e il muso, come un frullare d’ali.
“è vivo, è vivo!!!” gridavo.
E come per un richiamo della natura, la Nike ha preso a leccarlo tutto, fino a liberarlo della placenta.
Ed eccolo lì, piccolo che stava in una mia mano, tutta bagnato, due orecchie minuscole e il muso da mucca in miniatura.
Da quel giorno di ottobre sono passati tredici anni.
Potrei scrivere del tuo sguardo d’addio, tranquillo e rassegnato, quasi sereno. Del tuo cuore che rallenta e del tuo respiro che sparisce nel mio abbraccio come un abbandono, quasi fosse un momento quasi dolce, quello.
Delle lacrime potrei scrivere, del vuoto improvviso, del collarino tolto e messo via.
Ma no. Non è questo.
Con le mie mani ti ho preso nel mondo, tra le mie mani ti ho accompagnato nel sonno e ti ho chiuso gli occhi.
E’ buffo come per noi tu sia sempre rimasto un cucciolo, anche ora.
Solo una preghiera, quella che Marco sta portandosi nel cuore: se devi rinascere, torna qui.
…dopo il tuo ultimo sguardo sul mondo
non ti do pietra sul tuo corpo
perché pesante ti sembrerà
cercherò un albero giovane e forte
quello sarà il posto tuo
per ritornare anche dopo la morte
sotto quel cielo che dicon di Dio…
ciao piccolo, irrequieto e disubbidiente animaletto.. ci ritroveremo presto sotto la quercia.. 🙂
grazie :°°