E’ arrivato il momento di tornare.
come un viaggio, esattamente come un viaggio, siamo partiti tanto tempo fa ad occhi aperti e orecchie curiose, siamo partiti insieme noi quattro che siamo stati sempre un’anima sola, che non so quanti nella vita.
e forse è presunzione o solo orgoglio di quello che ho avuto oppure il vizio di trasformare questa normalità che è solo normalità in qualcosa di unico.
siamo partiti con cassette e chilometri a cantare e basta, con l’allegria di gustare quello che piace; finché cominci a sentire i morsi al cuore e ti accorgi che quello che canti parla di te.
Ed è lo stupore la prima emozione che vivi.
Chiudi gli occhi e non si canta più, si urla eppure non escono suoni dalla bocca.
"poi le nostre sedie
le nostre sedie così vuote
così "persone",
così abbandonate
e il tuo tabacco sparso qua e là"
finisce che vivi anche quello che ancora non hai vissuto.
e fai l’errore di temere quello che non è ancora successo, che forse succederà, che non saprai mai se succederà finché non ti fermerai con violenza contro il muro.
"e avrei voluto dirti, Vincent,
questo mondo non si meritava
un uomo bello come te"
Ecco, è arrivato il momento di tornare.
e con dolore e strazio sapevo che era il momento di tornare.
ho provato a resistere, a lasciare che la musica facesse il suo corso, a chiudere il cuore e puntellarmi alle battute, a prevedere le lacrime come uno scherzo perché non sarebbero state lacrime ma molto di più.
non sarebbe stata commozione ma molto di più.
non sarebbe stata malinconia leggera ma molto di più.
sapevo che sarebbe arrivato il momento di tornare.
come un viaggio, perfettamente circolare, la partenza e il ritorno.
si tratta di trovare la gioia del ritorno. e per adesso è ancora smarrita, un po’.
ogni volta che siamo partiti a divorare spazi gente e mondi abbiamo gustato ogni attimo studiato e improvvisato, ogni sorpresa e ogni aspettativa, abbiamo fissato tutto con le parole, noi anime grafomani da sempre… perché sapevamo, lo sapevamo, che un giorno avremmo potuto farci male con il ricordo dei particolari, delle emozioni, delle cazzate e delle verità.
e lo abbiamo fatto per questo.
per soffire di malinconia.
per la nostalgia.
perché qualcuno avrebbe abbandonato la strada; e sarebbe finito il tempo, quel tempo, il nostro tempo. E non ci sarebbero bastati i ricordi. non ci sarebbero bastate le fotografie.
noi di parole abbiamo bisogno.
E alla fine, seduta su una sedia in fondo al concerto, facendo finta di essere sola, mi accorgo che nessuno ha abbandonato la strada; mi accorgo che sarebbe forse tutto più facile se qualcuno avesse abbandonato la strada.
Se avessi abbandonato la strada, papà.
Invece la strada è sempre quella, siamo sempre lì, solo abbiamo bagagli nuovi e più pesanti e paure e angosce e ricordi e fantasmi.
e parole… parole.
e non c’è passo che facciamo senza portarti dietro. anche se non vuoi, io non lo so se vuoi o non vuoi.
so che forse non avresti avuto voglia di venire a questo concerto, eri cambiato negli ultimi tempi. Oppure no, non per questo; avevamo sospeso il tempo, abbiamo voluto fermarlo, abbiamo smesso di inseguire la voce perché avevamo paura che si rompesse l’incanto dei ricordi, dei nostri respiri di una vita.
Ma so che se fossi venuto questo concerto ti sarebbe piaciuto.
SO tante cose. So che se tu fossi stato qui probabilmente non sarei andata.
Avrei tenuto fermo il nostro tempo. Avrei continuato a tenere fermo il nostro tempo, sospeso in un viaggio in corso.
Invece è il momento di tornare.
forse è il momento di farsi più male. Questo vuol dire.
Sedersi nel buio ad ascoltare quello che conosco ma che ascolto per la prima volta, con la voce vera, viva che mi sbatte sul cuore tutto quello che sono e tutta l’aria che mi manca.
e cazzo, tu lo sai.
pensa pa’, parla perfino della mia seicento…
e aspettare con paura e desiderio ogni stilettata.
e leggere nelle parole anche quello che non vogliono dire
"Quando passo di notte
per vedere se siete ancora tutti lì
e mi pare impossibile di potervi amare più di così
quando ripasso a memoria uno per uno
i momenti che vi baciai
e mi chiedo più di tutto questo amore
come posso amarvi mai… "
come quando sei andato via e sei passato come un soffio a muovere la lampada e la lupa ha passato la notte in piedi, in un vagare inquieto ad annusare la notte verso il buio delle fasce.
Fottutissimi sogni, pericolose illusioni.
Siamo tornati pa’, hai visto?
saresti orgoglioso di noi. con tutta la fatica e il dolore siamo andati a farci sbattere la faccia sulla tua viola d’inverno.
e su tutto il resto.
e io non credo che tu fossi lì. non credo a questi movimenti d’anima da consolazione che non consolano.
credo solo che tu sia dove ti porto io.
questo credo.
credo che tu sia pensiero adesso, qualunque cosa tu sia, in qualunque modo tu viva adesso il mio pensiero è il soffio della tua vita.
"ho paura della fine non ho più voglia di un inizio"
e finchè avrò aria e asma e il cuore a puttane e muri su cui sbattere e voci ed errori e paure, finché avrò parole da dire e cercare, finché avrò fame di dolore e di brividi, finché avrò qualcuno da costringere ad ascoltarmi…
finché avrò pensieri
tu ci sarai.
"Se chiudo gli occhi, dentro gli occhi
sei di nuovo quello vero,
quando ti credevo, quando sorridevo ;
ascoltami, guardami, sta’ fermo
è ancora vivo questo amore,
tutto questo amore, tutto il nostro amore
e tu lontano non ci vai
a morire come una puttana,
prima del mio cuore,
al posto del mio cuore:
non mi lasciare solo in questa
notte che non vedo il cielo"
siamo tornati papà.