chiamami sempre amore

Vecchioni ha vinto Sanremo. Non so perché piango. Non lo so. Sanremo non l’ho mai guardato. L’ho sempre evitato coscientemente. Forse è solo il solito mio guardare coi miei occhi. Forse è comunque emozione. Forse paura. Forse mi fa effetto qualcosa che da un lato stride, dall’altro però non so.. è come se fosse giusto. Non lo so davvero. Ma è così. E vaffanculo se non so spiegarlo. Me ne frego se non spiegarlo. E’ così. Ho spento la luce al topobambino e ha aperto…

Rivederti ogni volta

Non guardavo il festival da un millennio. C’era Vecchioni. Come ogni volta rivedo sempre di più mio padre. Solo che questa volta non l’ho rivisto solo io. Due amiche, due persone che l’hanno conosciuto, hanno pensato a lui. Hanno visto come vedono i miei occhi. Come sento io. Sorrido, con nostalgia. Mi mangio il cuore a vedere i miei bambini emozionarsi. Vivo lo stupore immenso di guardare la piccola cantare una canzone mai sentita. e sorrido e un po’ sto bene un po’ mi metterei…

la nostalgia di assomigliarsi

mio padre mi manca sempre. mi manca per mille motivi e angoli di quotidianità. per i miei figli che non conosce, per l’aiuto che avrei, per le battute stupide, per il suo brontolare, per la partita da vedere insieme, per la sua intolleranza al genere umano che più cresco – invecchio – più ritrovo dentro di me. per il suo essere sempre contro, per i libri da prestargli, per mia madre. oggi mi manca perché avrei bisogno di parlargli. ed è da asma aver bisogno…

in calle mai più

dopo il post di prima ho preso una scossa di tempo passato, come una scarica elettrica. ho visto noi mangiare la strada sul camper, mio padre col braccio appoggiato al finestrino a soffiare fumo mentre la giacca a vento appesa sbatteva. ho visto mio fratello, biondo come mio figlio oggi, seduto a cantare. E mia madre dietro di lui, cantare e guardare, che alla sera aveva gli occhi che le facevano male. e io spiavo e leggevo Topolino mangiando crackers… “da piccolo ero grande e…

Tu, quanto tempo hai?..

Avevo già scritto una volta dei miei sogni. E del mio modo di sognare. Ieri notte ho sognato mio padre. Stava morendo, io lo sapevo, lui lo sapeva. Andavo da lui e lo abbracciavo strettissimo, lui mi stringeva forte. E restavamo così, per un tempo che non so dire.. E la colonna sonora questa volta la ricordo bene, perché sapevo che suonava dallo stereo di una casa vicina, usciva dalle finestre aperte. Io abbracciavo mio padre e vecchioni cantava quanto tempo hai “ci sono uccelli…

l’anima in concerto

a sentire vecchioni in quel piccolo teatro non so quanti fossimo. era pieno ma sembrava di essere in un salotto e questo deve aver provato anche lui, perché ha regalato uno di quei concerti che non si dimenticano, un po’ costruito e un po’ improvvisato, un po’ cantato e un po’ recitato a braccio. Con la musica di un pianoforte a coda e di un contrabbasso ad accompagnarlo, tutto qua. Da sciogliersi, per me che ho la mia vita percorsa sulla sua colonna sonora. e…

un concerto e papà e un inizio e dove sei

E’ arrivato il momento di tornare.come un viaggio, esattamente come un viaggio, siamo partiti tanto tempo fa ad occhi aperti e orecchie curiose, siamo partiti insieme noi quattro che siamo stati sempre un’anima sola, che non so quanti nella vita.e forse è presunzione o solo orgoglio di quello che ho avuto oppure il vizio di trasformare questa normalità che è solo normalità in qualcosa di unico.siamo partiti con cassette e chilometri a cantare e basta, con l’allegria di gustare quello che piace; finché cominci a…