sabato sera concerto di Ivano Fossati.
intanto il teatro della mia città mi emoziona sempre.
e poi un po’ di pensieri sparsi.
E’ vero, non è stato il concerto dei colpi di scena; io avevo già gustato la serata quest’estate, sempre nella mia città ma all’aperto, atmosfera diversa – mare, navi che passano quasi a spiare – sole che tramonta. Rispetto a quella serata poche differenze, d’altronde il tour è quello, poche canzoni cambiate, nessun colpo di scena particolare.
Ma tanta musica e canzoni. Che non è banale.
Io odio i pistolotti infilati nei concerti. Ci sono cantautori che pure adoro che non sanno farne a meno; ma io voglio sentir cantare, interpretare se mi siedo lì. E se devo sentire parole, voglio che mi raccontino come è nata una canzone, voglio che mi spieghino qualcosa che non capisco. Fossati anche per questo mi piace, mi è piaciuto.
Forse se fosse stato il trentesimo concerto di Fossati che vedevo sarei rimasta un po’ delusa, non so; invece è solo il secondo – e io sono una fossatiana di nascita recente – e mi sono presa le mie belle emozioni.
Perché già ogni volta che ascolto una sua canzone che già conosco è come se scoprissi, vivessi qualcosa di un po’ diverso, una carezza dell’anima in più, un significato nuovo, un dire che mi somiglia o anche semplicemente un nuovo passaggio che non capisco e che mi lascia un punto interrogativo su cui mi siedo. E sentirlo dal vivo è un altro passaggio, qualcosa in più.
Così ho respirato, ascoltato e sono uscita felice.
banale commento, ma volevo essere semplice e chiara.