stamattina convegno.
non mi interessa, ci devo stare, mi guardo intorno.
c’è un finanziere seduto in una poltrona di una fila deserta; ha tra il mani il suo cappello.
e non sa dove metterlo.
prova a posarlo sulla sedia accanto alla sua, ma i sedili sono di quelli che stanno chiusi e il cappello è troppo leggero..
Prova a spostarlo un po’ più avanti… niente, è troppo leggero.
Io lo guardo e mi fa tenerezza. Sarà che sono stanca.
Prova a posarlo sopra alla sedia chiusa, ma lo spazio è troppo poco, non ci sta.
Cade.
Lo raccoglie e lo tiene un po’ tra le mani. Si perde un po’ lo sguardo.
E mi incuriosisco dei suoi pensieri che non leggo.
Mi distraggo qualche minuto e lo ritrovo poco dopo, sempre lì seduto su quella sedia, col suo blocco e la valigetta sulle gambe.
Ma il cappello appeso al bracciolo della sedia accanto.
E a volte mi chiedo se magari i nostri sguardi sulle cose hanno una qualche forza che impedisce loro di fare un corso naturale.