la rincorsa del mattino

viaggiavo in treno stamattina, come sempre, mi tenevo caldo con le braccia; orecchie in musica, dormivo.
la gente si alterna nei sedili accanto al mio e neppure mi accorgo di chi passa.
l’orologio che ho dentro mi sveglia la fermata prima della mia; apro gli occhi, ancora vento, ancora grigio.
però vedo la città vedo fuori, quando sono partita il buio avvolgeva tutto.

alla mia fermata scendo, marciapiede, scala, sottopassaggio.
metto una mano in tasca – movimento automatico non calcolato…
dov’è il telefonino?
non è nei pantaloni, non è nella giacca, non è nella borsa…
cazzo! – lo dico, sì.

come un flash penso che ho addosso quei pantaloni larghi, gamba larga, tasche larghe…
lo vedo scivolare sul sedile mentre scivolo nel sonno.

rincorro il sottopassaggio, risalgo correndo come una pazza le scale, spintono la gente che mi avrà odiata – scusate – mi butto sul treno che oramai non scarica né carica più nessuno
– sta per partire, corro, sono raffreddata e non respiro

cerco il posto in cui ero seduta, il treno è stracolmo di gente, mi sembra impossibile, però ci credo.
Ecco, gruppo di quattro sedili, tre persone sedute, il posto vicino al finestrino è vuoto…
la gente è in piedi stretta e il mio telefonino tiene occupato un posto.
Mi allungo, lo afferro, guardo il tizio che gli è seduto accanto, sorrido e gli dico: "Grazie".
E corro giù dal treno.

Grazie poi perchè? Per non avermelo rubato?

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