come un lino a sventolare

ci sono parole che non passano mai. e se si mettono da parte è per tornare. e quando le senti hai di nuovo le lacrime appese. e troppo, troppo combaciare con le parole, se ti senti come arruffato dentro una sala di aspetto di un tram che non viene. a volte a stare così si ha voglia di andare a scavare ancora di più. il perché non lo so. ma si fa. e il tempo… il tempo è aspettare. senza sapere cosa aspettare. suona ivano…

io, i sassi, l’aria e il comodino

a sentirsi soli a volte basta un attimo. sbatti gli occhi e ogni volta che chiudi e riapri sei sempre lì. e ti manca sempre. e stai in silenzio, lasci fare, lasci scorrere, butti una parola, due, sempre le stesse, come sassi in uno stagno. come seduta sulla riva ad aspettare. perché non c’è altro che puoi fare, perché non c’è altro che hai il diritto di fare. stai in quasi silenzio e aspetti qualcosa. e ti rendi conto che aspetti qualsiasi cosa. perché qualsiasi…

foglie di quadrifogli (intatte e mangiucchiate)

ho trovato ben due quadrifogli in un vaso di mia mamma. forse mi devo preoccupare..? c’è da dire che la quarta foglia di uno dei due era decisamente rosicchiata… che poi ho rischiato la vita mia e dell’annina in un quasi frontale con un deficiente che sorpassava in curva (ma piena curva eh…) e ora non so se ho avuto la sfiga di perdere dieci anni di vita per la paura o la fortuna di vedere salvati gli anni a venire (forse). certo che il…

C’è sempre un motivo

E’ strano, a casa alle dieci di sera crollavo sul divano, qui arrivo a notte e non riesco a dormire. Poi quando mi assopisco è ora di un nuovo aerosol e così perdo il sonno daccapo. E allora penso. E sento bambini piangere, che è il terzo motivo per cui voglio uscire di qui al più presto. Il primo è lei guarita, il secondo è il topobambino che mi manca da soffocare. Il quarto è la vista da questa stanza. Penso. Penso che a volte…

Tu, quanto tempo hai?..

Avevo già scritto una volta dei miei sogni. E del mio modo di sognare. Ieri notte ho sognato mio padre. Stava morendo, io lo sapevo, lui lo sapeva. Andavo da lui e lo abbracciavo strettissimo, lui mi stringeva forte. E restavamo così, per un tempo che non so dire.. E la colonna sonora questa volta la ricordo bene, perché sapevo che suonava dallo stereo di una casa vicina, usciva dalle finestre aperte. Io abbracciavo mio padre e vecchioni cantava quanto tempo hai “ci sono uccelli…