ogni favola è un gioco

Un po’ di tempo fa si parlava di tramandare.

c’è una casa poco distante dalla mia, a ridosso di un bosco, nelle fasce a prato; è una casa di pietra, tutta di pietra, è stata abbandonata per molto tempo, ora è di qualcuno che ne ha fatto un fienile, un ripostiglio.
E’ bellissima.

quando ero bambina venivo il fine settimana in quella che ora è casa mia; era la casa dei miei nonni, stavamo fuori ore a giocare mio fratello ed io e a volte partivamo in avventura verso il torrente, la madonnina nella roccia, i laghetti… e la casa di Biancaneve.
Sì, perché la chiamavamo così.
Accanto alla casa c’era – e c’è ancora – un grosso albero, ombroso, cresciuto nel terreno in discesa; ci abbiamo trovato i funghi, sempre nello stesso posto.
La casa di Biancaneve ha sempre avuto un qualcosa di magico e misterioso, un’attrazione che diventava quasi rispetto, una paura sottile come uno spillo che punge il cuore…
io ne ero attratta, ricordo che mi piaceva andare fin là, cominciare a vederla da lontano, unica macchia di pietra nei mille toni di verde della montagna; mio fratello invece ne aveva timore.
Lui era più piccolo, credeva davvero fosse la casa di Biancaneve.
A volte tornando gli dicevo di aver incontrato Pisolo che dormiva sotto l’albero, oppure Cucciolo che giocava fuori… e lui  mi ascoltava a bocca aperta.

Ma poi non voleva venire fin lassù da solo.
La favola che diventa reale gli faceva paura.
E Pisolo è bello, ma solo da sognare.

Sarà la casa di Biancaneve anche per il topobambino.
Perché ora, ancora ora, quella casa di pietra si chiama così.
E non incontreremo Pisolo forse
vedremo
ma cercheremo funghi e la vedremo da lontano
fino ad averla addosso.

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