bolero

mia cugina ha partorito un bimbo. Il terzo.
ho sognato che avevo due gemelli, uno bello e uno brutto.

quando è nato il topobambino non l’ho amato da subito. quello che vivevo all’inizio – l’ho capito più tardi – era quasi un senso del dovere, non l’amore. Forse è proprio questo, quello che si chiama istinto materno; spesso lo si confonde con l’amore totale per il proprio figlio ma non è così.
L’istinto materno è qualcosa che nasce slegato dall’amore; diventi madre e dentro di te vivi per proteggere.
Lo devi fare e non ci sono discussioni. Depressioni a volte, ma non discussioni.

quando è nato il topobambino lo guardavo stranita e spaventata, protettiva e piccola; e così è stato per un tempo indefinito, scandito dal susseguirsi di appuntamenti precisi, il latte, la nanna, il bagnetto, il cambio, il latte, la nanna…

…sono i mesi del vento
l’uomo che sogna
l’asino che vola
e tutto il resto che va…
…e il tempo tutto che va…

niente colpo di fulmine.
una buona dose di istinto materno e tanto pensare.

lo prendo in braccio e lo respiro e ha un buon odore… lo poso e lo guardo ed è bello.

l’istinto materno a un certo punto ti prende per mano o ti dà quattro schiaffi, non so.
L’amore per il topobambino è come il Bolero di Ravel: un crescendo costante, incredibilmente costante, allo stesso tempo regolare e musicale, melodico ed esplosivo.
Parti dal lieve suono quasi di sottofondo – l’amore dentro di te, riga sottile di matita – e ti trovi senza quasi accorgertene travolto dal tumulto, inseguirsi di suoni come un’onda dietro l’altra.
E cresce anche quando ti sembra al limite.
Quando ti sembra impossibile…

…e invece non finisce mai
si fa più piccolo che può
e ti sta dentro e cresce sai
com’è possibile non so…

Questa è la grandiosità del topobambino; si fa amare di un amore che muove come un Bolero senza fine
e cresce con lui.

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